A Montmartre ho amato perdermi, ritrovarmi e poi riperdermi ancora.
Per alloggiare a Parigi, ho optato per Airbnb. Sono stata ospite di una giovane studentessa di cinematografia, in un appartamentino terribilmente caratteristico nel quartiere di Montmartre. SETTE PIANI di scale in legno senza ascensore, porte laccate di rosso, moquette, abbaini, tetti blu, la musica di un pianista jazz a risuonare oltre i vetri delle finestre. Immaginereste un luogo migliore dove riposare a Parigi?
Boulangerie ad ogni incrocio, fioristi, piccoli cabaret e la fermata della metropolitana di Abesses a non più di 100 metri di distanza dall’appartamento.
Per Montmartre, a parer mio (sarò ripetitiva), bisogna solo perdersi. Vagabondare senza meta tra le facciate colorate delle case, godersi la salita della funicolare e ritrovarsi attoniti a fissare il bianco marmoreo del Sacre Coeur, l’immensa basilica dai gradini gremiti di turisti affacciata sulla collina dell’ononimo quartiere. L’oro ed il blu dei mosaici che si rincorrono sulle pareti tolgono il fiato, offrendo ad ogni nicchia una prospettiva diversa dell’imponenza del creatore cristiano. Eppure è un attimo, poi, ritornare alla giocosità un po’ irriverente del trenino bianco di Montmartre, che per 7€ vi scarrozza sino al Moulin Rouge, nel quartiere sottostante di Pigalle, passando di fronte al café reso celebre dal film ‘Il Meraviglioso Mondo di Amelie’ ed al cimitero di Montmartre, secondo solo al famosissimo Père Lachaise, dimora eterna di illustri poeti e compositori.
Potreste essere fortunati come me, scambiare due chiacchiere con il guidatore algerino (che ha lavorato per anni a Milano e parla perfettamente italiano) e finire per farvi il giro gratis, con tanto di lezione privata sui monumenti della città sottostante, in simpatia.
Scordatevi poi la sacralità della basilica e lasciatevi avvolgere dall’allegria e la curiosità di Place du Tetre, la celebre piazza degli artisti, dove i pittori espongono i propri dipinti e vi chiedono di posare per loro. C’è un anziano pittore, con un grosso paio di baffi ed un cappello eccentrico; disegna con la sanguigna ed i suoi ritratti sembrano Madonne rubate alla santità affinché fosse loro permesso di camminare tra noi. Un violinista ed un chitarrista richiamano un drappello di curiosi fuori da Starbucks e vi fanno rincorrere un sogno gitano, un negozio di stampe – rosso, rossissimo – mette in bella mostra Touluse Lautrec. Poi è una lepre che salta fuori da una pentola sulla facciata del Lapin Agile, lo storico cabaret che sorge accanto all’ultimo vitigno autoctono rimasto sulla collina di Montmartre, dal 1933 con rispettosa costanza.
E quindi, ancora, andate cercando il Moulin de la Galette, antica sala da ballo popolare la cui storia è intrisa nel sangue, non mancando di offrire un saluto alla statua dell’uomo che attraversa i muri, le Passe-Muraille.
Girovagare per Montmartre è questo: finire per incontrare una storia dietro ogni angolo, alla fine di ogni ripida viuzza. E farne parte liberamente.